Ora decisive per i leader del pianeta riuniti a Copenhagen alla disperata ricerca di un accordo sulla riduzione dei gas serra. Non tutti però sono disposti ad aspettare anche perché, come accade spesso, le soluzioni più piccole si rivelano più efficaci, o se non altro più immediate, di quella planetarie.
Molto prima che i governi della Terra programmassero le rispettive agende in vista del summit di Copenhagen, c'era già un'Europa che si era messa in moto. Un'Europa fatta di centinaia di piccoli e grandi comuni che hanno deciso sin da ora di puntare sulle energie rinnovabili per tagliare la propria dipendenza dalle fonti fossili che producono Co2. Molti sono nel Nord d'Europa, in Scandinavia, altri cominciano a mettersi in luce anche nel sud. Una rete di esperienze a impatto zero che, oltre a rendere migliore la vita dei residenti, sono un buon esempio per chi non si è ancora mosso in questa direzione.
Cominciamo questo viaggio proprio dal paese che ospita il vertice, la Danimarca, il cui governo ha promesso di azzerare le emissioni di anidride carbonica entro il 2025. A un'ora e mezza da Copenaghen, c'è un'isola, l'isola di Lolland , in cui questo obiettivo è già a portata di mano. Qui si sperimentano fonti energetiche alternative come l'incenerimento del letame, la coltivazione delle alghe. Abbiamo intervistato Silvia Magnoni, manager della Sea Bass Solution, il consorzio che gestisce i progetti locali:
Si tratta di un'isola agricola che ha utilizzato l'energia agricola come elemento di sviluppo locale. Lolland è comunque un'isola molto ricca soprattutto di energie rinnovabili. Se parliamo di elettricità, il 91% della produzione annua di elettricità proviene dall'eolico, il rimanente 9% viene da biomasse o da riscaldamento a distretto.
Tutta l'energia prodotta viene quindi utilizzata dagli abitanti dell'isola?
Il dato interessante è che produciamo il doppio di energia rinnovabile rispetto a quella che utilizziamo a livello locale. Questo significa che copriamo al 100% il bisogno locale e in più riusciamo a vendere la rimanente elettricità non utilizzata alla griglia nazionale piuttosto che ad un mercato regionale scandinavo.
Tra i progetti dell'isola di Lolland c'è anche quello di sfruttare l'energia delle maree per produrre l'elettricità delle abitazioni. Un piano simile partirà in primavera nella Scozia del Nord: si chiama Sea Snake , lo produce la Pelamis , ed è un tubo di 180 metri simile a un serpente che trasforma in energia il movimento delle onde. Obiettivo alimentare 30 mila case nel giro di cinque anni. E c'è un paese, il Portogallo, dove il sistema della Pelamis ha già superato l'esame di prova sulla costa di Agucadoura.
Il Pelamis è una sorta di serpentone di 140 metri con un diametro di tre metri e mezzo che viene immerso a largo di Agucadoura - ha spiegato Renato Sampaio, della Commissione energia del Parlamento portoghese - è in grado di produrre fino a 750 kilowatt. Di impianti come questo se ne prevedono altri venticinque che serviranno i bisogni di 15mila abitazioni con un risparmio di 60mila tonnellate all'anno di anidride carbonica.
Commenti