Sistemi decentrati: organizzazione, architetture, tecnologie

Sul piano organizzativo, è possibile identificare un modello centralizzato basato sullo “stato globale” e un modello decentrato basato su stati locali e su atti comunicativi espliciti. La scelta fra i due modelli deriva da esigenze specifiche.

Sul piano architetturale, si è passati dai sistemi monolitici a quelli basati sull'integrazione di servizi.

Le due problematiche devono essere separate: un'architettura a servizi non implica un modello organizzativo decentrato, e viceversa. In molti casi le architetture a servizi sono utilizzate come strumento di integrazione per supportare sistemi informativi basati su modelli organizzativi sostanzialmente centralizzati.

Viene proposto un approccio architetturale innovativo per la realizzazione di sistemi decentrati, che si può appoggiare su piattaforme tecnologiche ad ampia diffusione ed è fondato su:

• autonomia organizzativa e tecnologica degli attori, concretizzata in una chiara separazione fra micro-processi locali e macro-processi di interazione;

• esplicitazione degli atti comunicativi fra attori a livello di macro-processi, concretizzati in termini di flussi documentali;

• coordinamento a livello macro, concretizzata da una piattaforma leggera che gestisce la coerenza delle interazioni e l'archiviazione dei documenti.

Sistemi decentrati

1 Modelli organizzativi
È possibile identificare due modelli organizzativi fondamentali: quello centralizzato, basato sul concetto di “stato globale”, e quello decentrato, basato su immagini locali dello stato e su atti comunicativi espliciti.

1.1 L'evoluzione verso il decentramento
Decentramento e cooperazione sono aspetti rilevanti nell'evoluzione delle organizzazioni pubbliche e private. Nel pubblico lo slogan “da government a governance” sintetizza l'evoluzione da un modello politico-organizzativo fortemente centralista a un modello orientato alle autonomie, in cui gli enti centrali svolgono un ruolo di indirizzo strategico e di armonizzazione delle modalità di cooperazione fra enti periferici. Nel privato lo slogan “B2B” e le sue variazioni sintetizzano la tendenza verso sistemi in cui l'autonomia delle imprese trova collocazione in contesti di mercato aperti che supportano processi flessibili e aggregazioni dinamiche.

Diventano sempre più numerose, nel privato e nel pubblico, le aree che richiedono di coniugare autonomia e cooperazione:

• La gestione delle filiere produttive (“Supply Chain Management”), in particolare nel caso di reti di piccolo-medie imprese;

• I processi di approvvigionamento (“Business To Business”, “Co-operative Business”) in mercati internazionali aperti e fortemente dinamici;

• I servizi bancari, finanziari e assicurativi, per i quali la tendenza alla concentrazione aziendale solleva il problema dell'integrazione (meglio, dell'interoperabilità) di sistemi informativi legacy. Nel contempo, l'autonomia degli operatori decentrati (agenzie, promotori) costituisce un essenziale fattore di competitività;

• Le attività di organizzazioni pubbliche e private (amministrazioni locali, associazioni di categoria, enti assistenziali, studi professionali) che si pongono come intermediari fra Pubblica Amministrazione e gruppi di cittadini e imprese, fornendo servizi a valore aggiunto ritagliati su esigenze specifiche;

• Il coordinamento fra pubbliche amministrazioni locali, dove gli organi centrali devono svolgere un ruolo di armonizzazione e facilitazione lasciando ampio spazio alle autonomie (“E-Governance”), secondo le linee indicate dal CNIPA;

• I sistemi informativi di enti pubblici e privati la cui struttura organizzativa è intrinsecamente decentrata. Le Università costituiscono in questo senso un esempio significativo, sia per la loro struttura interna, sia perché le interazioni fra singoli Atenei e MIUR sono un caso paradigmatico di interazione fra Amministrazioni locali e Amministrazione centrale.



Autore: Prof. Francesco Tisato, Università degli Studi di Milano-Bicocca


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