All’ inizio Internet era fondamentalmente una rete di documenti, pagine web, collegate tra loro. Poi le persone hanno assunto un peso maggiore grazie anche alla diffusione dei social network che hanno dato a tutti un modo per entrare in connessione e comunicare. Gradualmente accanto a documenti e persone, si faranno largo gli oggetti ed entreremo in quella che gli esperti chiamano Internet of Things o Machine-to-Machine (M2M). In pratica si tratta della possibilità di mettere in connessione le cose che ci circondano, tra loro e con noi.
Secondo l’ultima rilevazione dell’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano, in Italia ci sarebbero già 34 milioni di contatori elettronici e 3,9 milioni di oggetti intelligenti connessi da una SIM card, il 13% in più rispetto al 2010. E’ una stima che comprende soluzioni semplici (sistemi di sorveglianza, gestione flotte aziendali, monitoraggio traffico, manutenzione impianti), consolidate (domotica, servizi di infomobilità, soluzioni per automotive e lo smart metering elettrico per il monitoraggio in tempo reale dei consumi di energia), sperimentali (smart city e smart grid).
Oggi vi sono due segnali che inducono ad immaginare una forte accelerazione. Il primo viene dalla Cina, dove il premier Wen Jiabao ha chiaramente dichiarato che l’internet delle cose è un settore strategico per l’economia, tanto che entro il 2015 verranno investiti 5 miliardi di yuan (800 milioni di dollari).
Il secondo è che la tecnologia che permette di far diventare intelligenti gli oggetti è finalmente accessibile a tutti, a prezzi modici, a portata di mouse. Vediamo alcune di queste meraviglie che promettono di cambiare la nostra vita.
Il secondo è che la tecnologia che permette di far diventare intelligenti gli oggetti è finalmente accessibile a tutti, a prezzi modici, a portata di mouse. Vediamo alcune di queste meraviglie che promettono di cambiare la nostra vita.
Nest, in vendita da più di un anno, è un termostato di nuova concezione che apprende le nostre abitudini di utilizzo in modo da autoregolare la giusta temperatura ambientale quando siamo fuori casa o rientriamo. Inoltre, attraverso un’ applicazione web, permette di tener traccia dei consumi nel tempo e può essere comandato a distanza.
Koubachi è un gadget pensato per chi ha il pollice verde. Basta inserire il sensore nel vaso e indicare il tipo di pianta. A questo punto attraverso il proprio smarthphone sarà possibile tenere sotto controllo il grado di umidità del terreno, la temperatura ambientale, i livelli di luminosità.
Twine è un sistema che vorrebbe rendere programmabili gli oggetti comuni, come facciamo con un videoregistratore. Al momento, mi sembra ancora pensato per gli early adopter. Si tratta di un piccolo parallelepipedo con dentro un sensore per la temperatura e un accelerometro Altri possono essere aggiunti esternamente. Ogni Twine può essere programmato attraverso un software usando semplici regole del tipo “se le vibrazioni aumentano, mandami un messaggio”.
Rudimentale, ma pensato per le masse, è WeMo di Belkin, una sorta di interruttore a distanza per qualsiasi aggeggio elettrico della casa.
Più evoluto è SmartThings che punta a divenire una vera e propria piattaforma per controllare le cose. Tre i pacchetti disponibili che si compongono di un hub wi-fi e di diversi sensori azionabili a distanza attraverso un’applicazione mobile. Per verificare l’apertura/chiusura di porte e finestre, la presenza di estranei, la temperatura e l’umidità, lo spostamento di cose e animali.
Un’altra categoria di tecnologie basate su sensori sono i misuratori ambientali. NODE è un sistema modulare, composto da un cilindro, che contiene un accelerometro, un magnetometro e un giroscopio nonchè una serie di sensori opzionali che si possono aggiungere alle estremità, sottoforma di dischi. Chroma è il componente che serve a rilevare i colori, Therma per misurare la temperatura a distanza, Clima per identificare la pressione atmosferica, la luce, la temperatura e l’umidità ambientale, Luma emette luce, Oxa è un sensore di monossido di carbonio.
Simile per concezione, ma con un’attenzione maggiore al design è Lapka, che dovrebbe essere disponibile entro fine anno. Si compone di un sensore per la temperatura, uno per l’umidità, uno per le radiazioni elettromagnetiche, uno dedicato a rilevare la concentrazione di nitrati presenti nel cibo, in modo da capire se abbiamo comprato un alimento davvero biologico.
Nei prossimi anni questi sensori si moltiplicheranno a dismisura, nascosti in oggetti di uso comune, nelle nostre case e città. Ognuno di essi produrrà big data che parleranno delle nostre abitudini. E’ dunque fondamentale essere consapevoli dei rischi potenziali connessi alla società dei dati e vigilare affinché nuove regole ci accompagnino in uno sviluppo armonico della stessa.
Roma, 17 dicembre 2012
VINCENZO COSENZA
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