Una nuova esauriente guida alle falde acquifere europee, basata sull’analisi dell’acqua in bottiglia, che dovrebbe consentire ai consumatori di scegliere in maniera più cosciente i prodotti migliori per la loro salute e il loro gusto. Si chiama “Geochemistry of European Bottled Water”, è un vero e proprio atlante delle acque minerali europee ed è stato presentato pochi giorni fa, a Copenaghen, da EuroGeoSurveys, organizzazione che raggruppa 32 servizi geologici europei. Il libro (con cd allegato) contiene la composizione chimica di 1785 campioni di acqua in bottiglia, provenienti da 1247 sorgenti in 848 diverse località di 38 diversi paesi. I geochimici di EuroGeoSurveys hanno analizzato la composizione delle acque in bottiglia europee da un punto di vista geologico, utilizzando campioni acquistati nel corso del 2008 in supermercati di tutto il continente e analizzati poi in un unico laboratorio. L’indagine è molto importante, visto che in Europa ad oggi esistono 1900 marche registrate di acqua in bottiglia e il mercato è in ulteriore rapida espansione.
Dai risultati, emerge che diversi campioni d’acqua superano i valori di norma per parametri come arsenico, bario, fluoro, nitrati, nitriti e selenio. Inoltre, i dati dimostrano che è necessario stabilire a livello europeo un limite comune per la concentrazione di uranio nell’acqua potabile, di cui si trovano quantità elevate in vari paesi. Per fare degli esempi, il più alto livello di metalli rari è stato riscontrato in Norvegia, quello maggiore di uranio nella Repubblica Ceca e i valori più alti di nitrati in una bottiglia d’acqua proveniente dalla Slovacchia. In generale, comunque, gli autori dicono che la qualità delle acque analizzate è buona, visto che solo alcuni campioni superano i limiti definiti per le acque minerali (o più in generale potabili).
In Italia, la situazione per gli espertri è migliore che in altri paesi, ma è per vero che se i valori medi di elementi come arsenico, piombo, vanadio, antimonio contenuti nelle bottiglie esaminate nel nostro paese (in tutto 157) sono abbastanza lontani dai limiti massimi previsti in Europa per le acque potabili, è altrettanto vero che la situazione cambia, e molto, se si guardano i valori massimi. In una bottiglia venduta in Italia sono stati riscontrati infatti valori di arsenico pari a 8,91 microgrammi per litro (il limite di allarme per la salute è 10), mentre altre delle nostre acque contengono 4,69 microgrammi di berillio o 48,9 di vanadio (che ha come limite 50): la situazione da studiare meglio è però quella del manganese, metallo tossico che può favorire il Parkinson, di cui un’acqua del nostro paese contiene 292 microgrammi, a fronte di un limite europeo che per l’acqua minerale è di 500 mentre per quella del rubinetto è di appena 50 microgrammi. Una differenza piuttosto curiosa, che meriterebbe sicuramente di essere approfondita, magari a livello europeo.
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