CICLI ECONOMICI E INTERDIPENDENZA DEI MERCATI


da lombardoveneto.it

Il modello intermarket descritto da Martin Pring cerca di
classificare il ciclo economico in più fasi, ognuna caratterizzata da una
precisa impostazione, rialzista o ribassista, del mercato obbligazionario,
azionario e delle materie prime. Si può trarre beneficio da questa
classificazione, modificando nelle diverse fasi l’asset allocation dei propri
investimenti.








La
fase 1, classificata “di inizio contrazione economica” prevede un’inversione rialzista
del mercato obbligazionario evidenziando l'attenuazione delle pressioni
inflazionistiche ed una prosecuzione della fase ribassista
dell’azionario e dei prezzi delle materie prime.


La fase 2 “di massima intensità della recessione economica” vede l’inversione
rialzista del mercato azionario, grazie alla riduzione dei tassi di interesse ed
il miglioramento delle condizioni economiche,
mentre il mercato obbligazionario continua la fase rialzista cominciata nella
fase precedente. L’unico mercato a proseguire nel ribasso è quello delle materie
prime.


La
fase 3 “di inizio della ripresa economica” mostrano l’inversione rialzista anche
del mercato delle materie prime; a questo punto tutti e tre i mercati risultano
orientati al rialzo.


La
fase 4 “di espansione economica”, a causa della ripresa dell’inflazione, vede la
prima inversione ribassista che riguarda il mercato obbligazionario, a causa
dell'intensificazione delle pressioni inflazionistiche. Il mercato
azionario e delle materie prime continuano nella loro corsa rialzista.


La
fase 5 “di massima intensità dell’espansione economica” prevede
un’inversione ribassista anche del mercato azionario, anch’esso
sensibile all’andamento dei tassi di interesse e scontando il
peggioramento delle condizioni economiche. A questo punto solo il
mercato delle materie prime resiste al rialzo.


L'ultima
fase 6 "di rallentamento della crescita economica” evidenzia un orientamento
al ribasso di tutti e tre i mercati.



La "vita
media" del ciclo economico sopra descritto si estende a circa 4 anni. Si
sottolinea, inoltre, che l'oro, anticipatore delle materie prime (come descritto
più avanti), tende a svoltare verso il basso, e verso l'alto, subito dopo il
mercato azionario.




Vediamo ora, negli 8
cicli economici completi vissuti tra il 1948 ed il 1990 di quanto i 3 mercati
hanno anticipato i punti di svolta :



- il mercato
obbligazionario ha anticipato in media di 27 mesi i punti di svolta superiori e
di 7 mesi quelli inferiori;



- l'indice azionario
S&P 500 ha anticipato in media di 9 mesi i punti di svolta superiori e di 5 mesi
quelli inferiori;



- il mercato delle
materie prime ha anticipato i punti di svolta superiori in media di 8 mesi e di
2 mesi quelli inferiori.




Quanto sin
qui descritto mette in evidenza come nelle fasi di espansione economica
l’aumento dei prezzi delle materie prime
contribuisce alla crescita
dell’inflazione
con la conseguenza di un aumento dei tassi di interesse
e dei rendimenti obbligazionari che provocano un’immediata
“svolta” ribassista nelle quotazioni obbligazionarie
che a loro volta
contribuiscono ad un ribasso del mercato azionario; al contrario nelle
fasi di contrazione economica i prezzi delle materie prime tendono al ribasso
contribuendo ad una diminuzione dell’inflazione e provoca una politica
ribassista dei tassi di interesse (con conseguente ribasso dei rendimenti
obbligazionari) con chiare immediate implicazioni rialziste nelle quotazioni
obbligazionarie ed azionarie.



Dunque le
materie prime provocano un movimento analogo dei rendimenti obbligazionari ed
opposto delle quotazioni obbligazionarie mentre le quotazioni obbligazionarie e
quelle azionarie tendono invece ad esprimere andamenti analoghi.
Ogni
significativa divergenza deve essere interpretata come un segnale di possibile
inversione di tendenza delle quotazioni azionarie.



La
relazione più importante fra quelle individuate responsabile delle tendenze che
poi via via si sviluppano altrove è quella tra quotazioni obbligazionarie (ad
esempio utilizzando come riferimento il future sul titolo trentennale T-Bond) ed
il mercato delle materie prime (ad esempio utilizzando come riferimento il
future CRB). Inoltre il mercato delle obbligazioni spesso svolge un ruolo
anticipatore nei confronti dei corsi azionari (ad esempio utilizzando come
riferimento l’indice azionario Dow Jones Industrial Average).


Volendo
utilizzare queste relazioni si può affermare che ogni segnale d’acquisto sul
future CRB dovrebbe quindi esser confermato da un opposto segnale di vendita sul
T-Bond che potrebbe anticipare un successivo segnale di vendita sul Dow Jones.



A comprova
ed esempio di quanto sin qui affermato si può rilevare come la crescita dei
prezzi delle materie prime degli anni settanta provocò un aumento
dell’inflazione e dei tassi di interesse con conseguente ribassi nelle
quotazioni obbligazionarie ed azionarie.


I due
minimi ciclici delle quotazioni obbligazionarie nel 1970 e 1974 anticiparono
analoghi minimi del mercato azionario.


Nel 1980 i
prezzi delle materie prime raggiunsero il loro massimo ciclico anticipando di
circa un anno il minimo del 1981 del mercato obbligazionario. Questi due eventi
furono la base della creazione del contesto favorevole alla crescita del mercato
azionario che nel 1982, dopo un minimo ciclico, iniziò una rilevante e continua
fase rialzista culminata nei massimi del 1987.


Anche gli
avvenimenti di quest’anno, infine, sono una prova dell’interdipendenza tra i
diversi mercati con :



-
un minimo del
future CRB e, dunque, la sua successiva inversione rialzista avvenuta a metà del
1986;



-
una successiva
caduta delle quotazioni obbligazionarie e contemporanea continua crescita del
future CRB durante il primo semestre del 1987;



-
la successiva
caduta del mercato azionario nell’ottobre 1987 (dove in un solo giorno, il 19
ottobre, l’indice Dow Jones registrò un crollo di circa il 23%.






FIG.1:
Confronto fra indice Dow Jones e T-Bond dal 1982 al 1989 : entrambi manifestano
andamento analogo sebbene il mercato obbligazionario tenda ad anticipare quello
azionario – da notare la caduta nel 1987 prima del T-Bond e solo dopo qualche
mese, del Dow Jones.





FIG.2:
Relazione inversa tra future CRB e quotazioni obbligazionarie (T-Bond) dal 1986
al 1989.



Si può
anche notare che, come dimostrato dai mesi precedenti il crash del 1987, la
tendenza primaria dei due mercati azionario ed obbligazionario è destinata a
proseguire fino a quando l’andamento delle quotazioni obbligazionarie, tendenti
ad anticipare il mercato azionario, non conferma più il movimento in atto.



Altra
relazione da non tralasciare è quella tra i tassi di interesse ed il mercato
azionario : dopo l’innalzamento per 3 volte consecutive del tasso di sconto,
negli ultimi 70 anni, nelle 12 volte in cui tale avvenimento è accaduto, ha
sempre provocato entro breve un ribasso del mercato azionario.



Dal
dopoguerra ad oggi gli indici azionari hanno svoltato verso il basso in media 6
mesi prima dell’inizio della fase recessiva ed invertito dai minimi mediamente
sempre con 6 mesi di anticipo sul termine della recessione. I massimi del
mercato obbligazionario, che generalmente anticipano la fase recessiva,
risultano associati in genere ad una fase di rialzo delle materie prime. Nei
periodi di recessione, viceversa, la caduta dei prezzi delle materie prime si
verifica in corrispondenza del minimo ciclico delle quotazioni obbligazionarie.



Anche il
dollaro
influisce (ci vuole comunque molto tempo) il mercato obbligazionario ed
azionario: infatti, una sua diminuzione di valore, contribuendo ad accentuare le
pressione inflazionistiche attraverso l’aumento dei prezzi delle materie prime,
provoca un effetto ribassista sui mercati mobiliari (obbligazionario ed
azionario); al contrario l’aumento della valuta statunitense esercita un effetto
rialzista sui mercati mobiliari nel momento in cui i prezzi delle materie prime
si orientano verso il basso.


Tra tutte
le materie prime, l’oro è quella che risulta più sensibile all’andamento del
dollaro: un’inversione di tendenza della valuta statunitense produce quasi
contemporaneamente un’inversione di tendenza dell’oro nella direzione opposta.
L’oro, inoltre, possiede l’importante caratteristica di anticipare l’andamento
dell’intero mercato delle materie prime.



L’oro,
infatti, tende ad anticipare di circa 4 mesi i prezzi delle materie prime nei
punti di svolta intermedi e di circa un anno nei punti di svolta primari
rappresentando l’anello di congiunzione tra l’andamento del dollaro e quello
dell’indice Future CRB; l’oro, inoltre, misura il livello delle aspettative
inflazionistiche degli operatori (non reagisce alle condizioni correnti
dell’inflazione) : i suoi minimi si verificano in occasione della crescita delle
tensioni inflazionistiche mentre i massimi si sviluppano in occasione
dell’attenuazione delle aspettative inflazionistiche.



L'andamento dei prezzi
delle materie prime, quindi, si ripercuote dopo alcuni mesi sul livello generale
di beni e servizi, sia alla produzione, sia al consumo.


Si può constatare,
infine, la generale somiglianza degli andamenti dell'inflazione di ciascun paese
industrializzato tanto da far emergere una sua tendenza "globale" : essa tende
ovviamente ad influenzare la tendenza globale dei rendimenti obbligazionari e di
conseguenza del mercato azionario globale.




In genere,
riassumendo le relazioni sin qui segnalate, è possibile individuare una sequenza
precisa dell’andamento dei diversi settori finanziari nei punti di svolta
primari :



-
l’aumento dei
tassi di interesse provoca la svolta verso l’alto del dollaro;



-
l’oro svolta verso
il basso;



-
l’indice future
CRB delle materie prime svolta verso il basso;



-
i tassi di
interesse raggiungono il proprio massimo svoltando quindi verso il basso; i
corsi obbligazionari raggiungono il proprio minimo svoltando quindi verso
l’alto;



-
il mercato
azionario svolta verso l’alto;



-
la diminuzione dei
tassi di interesse provoca la svolta verso il basso del dollaro;



-
l’oro svolta verso
l’alto;



-
l’indice future
CRB delle materie prime svolta verso l’alto;



-
i tassi di
interesse raggiungono il proprio minimo svoltando quindi verso l’alto; i corsi
obbligazionari raggiungono il proprio massimo svoltando quindi verso il basso;



-
il mercato
azionario svolta verso il basso;



-
l’aumento dei
tassi di interesse provoca la svolta verso l’alto del dollaro e così via.






Per quanto riguarda
l'azionario si sottolinea che le inversioni di tendenza espresse dal settore
bancario/finanziario e delle utility (settori legati alle obbligazioni e
tassi di interesse) anticipano
generalmente quelle dell'intero mercato (hanno la funzione di raccordo tra
settore obbligazionario e azionario).

Si può dunque affermare l'esistenza di una relazione inversa tra settore
azionario bancario/finanziario/utility e materie prime ed una relazione diretta tra indice
azionario bancario/finanziario/utility e quotazioni obbligazionarie.





Altra relazione che si
può osservare è quella tra DJ Industrials Average e DJ Transportation Avarage;
la Dow Theory stabilisce che i due indici debbano esprimere la medesima
tendenza, lo sviluppo di eventuali divergenze indicherebbe l'inversione della
tendenza primaria del mercato azionario.





Altra
interessantissima analisi include l'indice di forza relativa tra due mercati;
possiamo notare in particolare 2 grafici :



1) CRB future e Tbond
con il loro indice di forza relativa : se l'indice scende significa che i prezzi
delle materie prime è in diminuzione e le quotazioni obbligazionarie sono in
aumento (i rendimenti obbligazionari viceversa in calo) a causa
dell'attenuazione delle pressioni inflazionistiche. Viceversa l'indice in
crescita implica l'aumento dei prezzi delle materie prime e la diminuzione delle
quotazioni obbligazionarie (rendimenti obbligazionari viceversa in aumento).



I minimi dell'indice
corrispondono a dei massimi delle quotazioni obbligazionarie e dei minimi dei
prezzi delle materie prime (da quel momento si può presupporre
un'intensificazione delle pressioni inflazionistiche) e viceversa; le inversioni
possono essere individuate mediante l'analisi tecnica (es.trendline) dell'indice
stesso.



2) CRB future e S&P
500
con il loro indice di forza relativa : un andamento crescente dell'indice
suggerisce un contesto inflazionistico caratterizzato da una discesa del mercato
azionario ed una salita di quello delle materie prime (dovuto ad aumenti dei
tassi di interesse); viceversa un andamento decrescente denota un contesto
deflazionistico, caratterizzato dalla diminuzione di materie prime e tassi di
interesse e favorevole ai corsi azionari.





L'andamento dei due
indici di forza relativa descritti sopra risulta positivamente correlato; l'1)
anticipa il 2) per cui prestare molta attenzione ad eventuali divergenze. Le
svolte verso l'alto (e la successiva crescita) dell'1) hanno sempre anticipato
l'indebolimento dei corsi azionari mentre le svolte verso il basso (e la
successiva diminuzione) dell'indice 1) hanno sempre anticipato la stabilità o la
crescita dei corsi azionari.



Infatti, concludendo,
si ripete che l'aumento dei prezzi delle materie prime (anticipato in genere
dall'oro) esercita il medesimo effetto negativo sia nei confronti dei titoli
obbligazionari (prima) che azionari (successivamente).





RIEPILOGO DELLE
RELAZIONI PREDOMINANTI :



1) il dollaro
statunitense esprime generalmente un andamento OPPOSTO a quello dell'oro ed a
quello dell'indice CRB delle materie prime (l'andamento dell'oro anticipa quello
dell'indice CRB);



2) l'indice CRB
esprime generalmente un andamento OPPOSTO a quello delle quotazioni
obbligazionarie;



3) le quotazioni
obbligazionarie esprimono generalmente un andamento ANALOGO ed anticipatore del
mercato azionario;



4) l'andamento
dell'indice DJ Utilities segue quello delle obbligazioni ed anticipa anch'esso
quello del mercato azionario;



5) l'andamento di
alcuni settori azionari (petrolifero, aurifero, ecc.) risulta influenzato da
quello delle rispettive materie prime; l'andamento di altri settori
(finanziario, bancario e utilities) invece risulta particolarmente influenzato
da quello delle quotazioni obbligazionarie.

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