I professori spesso sono miopi: tuttavia si suppone che leggano e studino. E dunque spero che il presidente del Consiglio, professor Mario Monti, voglia inforcare gli occhiali e leggere un commento pubblicato la settimana scorsa da Nature, la rivista scientifica più prestigiosa del mondo.
Due studiosi delle università di Washington e di Oxford certificano – in buona sostanza – che siamo al famoso picco del petrolio: la produzione non riesce ad aumentare, dato che la Terra ne custodisce quantità limitate. Il petrolio è il sangue che scorre nelle vene dell’economia: la produzione di petrolio non aumenta, dicono i due, e l’economia non cresce.
Ovvero, Nature ha pubblicato la conferma scientifica di quanto scrivevo qualche giorno fa: stiamo vivendo una crisi ecologica – una crisi di risorse e di energia – ancor prima che una crisi economica. Monti è miope, non se ne accorge, insegue una crescita impossibile e la cura lacrime-e-sangue da lui inflitta all’Italia è inutile, oltre che dolorosa.
Voglio tornare a ciò che pubblica Nature, e riprenderlo senza i miei commenti aggiuntivi: tanto, tutto quello che avevo da dire ormai l’ho detto. Il commento sul picco del petrolio ormai giunto fra noi porta la firma di James Murray e David King. La lettura è purtroppo riservata agli abbonati, ma il succo è stato ripreso da vari siti.
L’articolo dice che la produzione di petrolio non riesce più ad aumentare, anche se i prezzi sono aumentati in media del 15% all’anno dal 2005 in poi. E se la produzione di petrolio non cresce, non può crescere neanche l’economia.
C’è anche una disamina delle possibilità offerte dalle fonti non convenzionali, tipo le sabbie bituminose e lo shale gas, al termine della quale i due concludono che, no, neanche lì (checchè se ne dica) c’è un’abbondanza tale da “ammortizzare” il picco del petrolio.
Dunque, per il prossimo futuro, non possiamo contare su una fonte di combustibili fossili in grado di assicurare energia economica e in quantità affidabile.
Gli economisti e i politici continuano a discuter strategie che inducano di nuovo la crescita economica, ma essi non sono stati in grado di accorgersi che gli alti prezzi dell’energia sono un problema centrale, e di conseguenza non hanno individuato la necessaria soluzione: lo svezzamento collettivo dall’uso dei combustibili fossili, l’uso di energie rinnovabili e – dicono – di energia nucleare: un particolare che cito per completezza ma che trovo assolutamente fuori luogo. Anche a prescindere da tutto il resto, sono necessari decenni per costruire una centrale nucleare, mentre i problemi sono qui ed ora.
Purtroppo – concludono i due autori del commento su Nature – i politici non vogliono ammettere che la stagnazione economica è dovuta alla dipendenza dai combustibili fossili, e quindi non sono in grado di agire per iniziare lo svezzamento collettivo dai combustibili fossili stessi.
Il punto critico del petrolio, l’articolo su Nature riservato agli abbonati
Su Wired i ricercatori dicono che il picco del petrolio è fra noi
Sul blog di Aspo Italia Nature e il picco del petrolio
Foto donkeyhotey
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