Fine dei cicli economici, materie prime ed inflazione.

cabosur |

Il titolo è piuttosto altisonante. Verso la fine del passato
millennio una grande maggioranza di analisti profetizzava il dogma che
l’avvento e la diffusione capillare del web avrebbe messo il mondo al
riparo dal susseguirsi dei cicli economici e quindi dalle recessioni.
Sarebbe iniziata un’era di crescita continua e sostenibile.


La rete ha cambiato tante cose, in maniera spesso diversa da quanto
immaginato e a mio avviso (cosa su cui non tutti forse concordano) ha
effettivamente determinato un salto nei livelli di produttività. Dopo
l’inizio dell’utilizzazione dei Container marittimi (anni 50?),
Internet è stato il tasselo per ora finale nell’accorciamento delle
distanze, nella creazione di una globalizzazione rapida e fattibile.
Quello che più mi interessa è provare a dare uno spunto di tipo
qualitativo all’importanza di questo processo rispetto alla grande
incompresa, l’INFLAZIONE.









Ci RACCONTANO che l’indice dei prezzi sale ad un tasso moderato e
tutti gli organismi economici dei paesi maggiormente sviluppati si
preoccupano perchè questo non sia superiore al 2% annuale. Lasciamo
perdere la bontà di tali statistiche e come, ad esempio, sia stato
calcolato lo scalone del passaggio dalle monete nazionali all’Euro.
Diamo per buono questo 2%.


Prendiamo un paio di materie prime e l’evoluzione dei loro prezzi
(non dico che siano le più rappresentative, sono solo un campione; c’è
una certa approsimazione nei valori comunque non influente con il senso
generale del discorso):

































2005OGGI
PETROLIO5080
ORO420732
ARGENTO713,64
OLIO DI SOYA2039,83
FRUMENTO320877

Con l’eccezione del Natural Gas tutte queste commodities sono
aumentate ben oltre il 50% nel giro di 2 anni e mezzo. Molto di più
dell’inflazione. Non si può neanche dire che la debolezza del dollaro
abbia ruolo specifico in tutto questo in quanto a inizio 2005 esso
quotava 1,35 rispetto all’Euro, il 4% in meno del suo attuale valore.
Quindi?


A inizi anni 70 con lo shock petrolifero ci fu la necessità di un
miglioramento tecnologico per sfruttare più intensamente l’energia
derivante dall’oro nero. La tecnologia è stata una risposta per
combattere l’aumento già avvenuto dei prezzi. Ora assistiamo ad un
processo simile ma che a lungo termine potrebbe portare ad un risultato
inverso: la tecnologia permette un miglioramento dell’organizzazione
aziendale che porta ad una maggiore intensità di sfruttamento di alcuni
fattori. Il fattore che credo più ne abbia “beneficiato” in termini di
costi / benefici è il fattore LAVORO.


In PAROLE POVERE: in un economia probabilmente inflazionata da
troppa moneta e troppo credito, in cui la domanda globale cresce anche
per l’emergere di nuovi attori (Cina ecc.) (a loro volta favoriti dalle
nuove tecnologie), non siamo ancora vittime dell’inflazione anche
perchè IL MAGGIOR COSTO DELLE MATERIE PRIME E’ COMPENSATO DA UN MINOR
COSTO DEL LAVORO. La Delocalizzazione. Oggigiorno davvero chiunque può
andare a produrre là dove costa poco, tutti i piccoli imprenditori lo
possono fare, non è più esclusiva delle grandi corporation (che ad ogni
modo ne approfittano a mani basse). Io ho un amico che compra magliette
in Cina a circa 1 euro (e le rivende a 30). Questo si può fare grazie
ad una comunicazione istantanea ed efficiente. Dubito che il mio amico
avrebbe trovato un fornitore in Cina 20 anni fa.


SINTESI: l’inflazione che si abbatte sulle materie
prime viene assorbita da minori costi della forza lavoro di paesi
ancora poveri. Può sembrare banale ma credo che sia una delle cause
principali che ci salvi da un’inflazione galoppante. Ai prezzi attuali
delle materie prime credo davvero nulla potrebbe essere venduto ad un
prezzo ragionevole producendolo nella sola Italia. O forse venduto e
basta. Di cosa ci dobbiamo preoccupare? Forse più che del
nostro tasso d’interesse e del nostro M3, di quello di Cina, India,
Brasile e via dicendo. Almeno fino a che Africa o Afghanistan o Iraq o
chi altri saranno pronti ad accoglierci nel loro povero grembo. Per quanto ci salveremo ancora?
Mio sospetto è che di spazio per assorbire l’aumento delle materie
prime ce ne sia ancora per quel che riguarda i beni di consumo. La
materia prima più insidiosa rimarrà quello che farà muovere i trasporti
(che sia petrolio o etanolo). Solo quando trasportare da un continente
all’altro non sarà più economico (o quando/se non ci saranno più
differenziali di rilievo fra paesi) vedremo restringersi la
globalizzazione ed i benefici che comporta. Per i paesi poveri in
termini di sviluppo economico. Per noi in termini di inflazione.

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