No, non ho sbagliato a scrivere il titolo dell’articolo, anzi, chi, come me, ha una vastissima cultura Groeningesca ricorderà sicuramente la puntata di Futurama su Babbo Nasale… ma questa è un’altra storia.
Oh, oh, oh
Da un mese a questa parte siamo vittime del solito bombardamento di spot, pubblicità, canzonette, manifesti e cartelloni per ricordarci (si, a quanto pare siamo dei gran smemorati) che oggi è Natale, che dobbiamo fare i regali e soprattutto che il panettone più buono è quello “piano pianooo, buono buonoooo” o che “E’ Natale e a Natale si può fare di più!”.Non so voi, ma da qualche anno a questa parte il Natale non lo sento più come “la festa più festosa dell’anno da festeggiare con festanti amici e festeggiosi parenti“… insomma, ho cominciato a sentirlo sempre più come un “imposizione”.
Lo so che ormai è diventato un cliché criticare l’ondata consumista natalizia, ma lasciatemi dire che: “cavolo, il Natale è il giorno della nascita di Gesù! Si dovrebbe festeggia quello al massimo e non fare festa per altre 1500 ragioni che si inventano i cervelloni del marketing”.
“Ma Save, Anche il Natale è una festa organizzata dalla chiesa” direte voi; effettivamente è più convenzione che realtà, ormai è risaputo che Gesù non è nato veramente il 25 Dicembre dell’anno 0, che è stata scelta questa data per la concomitanza di altre decine di feste di altrettante popolazioni: i Natalis Invicti dell’antica Roma, Mitra, i regali dei Sigillaria a cui negli anni si sono sommate altre usanze come l’albero di Natale di Lutero e il presepe di San Francesco. Come se non bastasse verso fine ottocento è stato trovato il miglior promoter di tutta la storia a “imbastardire” ulteriormente la tradizione: Babbo Natale.
Lo so, detta così non sembra altro che un’accozzaglia disordinata di feste prese qua e là, fuse insieme per farci felici, oltre che per dare un bello scossone agli affari… ma è tutto qui?
Jingle Bell, Jingle BellCome ho detto prima, ho l’impressione che molti non sentano più il Natale come la festa più festosa… ci siamo capiti.
Ho sentito più di una persona lamentarsi del fatto di dover fare i salti mortali cercando un po’ di tempo tra uno straordinario e l’altro per chiudersi in un ipermercato e salassare il proprio portafoglio in regali, regalini e regalucci vari.
E così oggi, mi sono messo a pensare al senso di tutto questo, a come sia possibile ridursi così per una festa, anzi per LA festa che dovrebbe distenderci e farci sentire tutti un po’ più buoni.
Caro Babbo Natale…Forse dovremmo tutti fermarci per un attimo, pensare a quello che ci circonda e cercare di dare un senso a tutta questa frenesia, cercare di capire i perché di quello che ci circonda e soprattutto pensare a CHI ci circonda ed ai suoi bisogni.
Forse è questa la vera “magia” del Natale: credo religioso a parte, quello che conta è trovare accanto a sé amici, parenti e conoscenti pronti a scambiarsi un sentito “Buon Natale” piuttosto che un “finto” regalo.
Allora si, che lo si chiami Natale, Nasale o Vattelapesca sarà un dei giorni più belli di tutto l’anno.
Trackback Atomo del Male
Oh, oh, oh
Da un mese a questa parte siamo vittime del solito bombardamento di spot, pubblicità, canzonette, manifesti e cartelloni per ricordarci (si, a quanto pare siamo dei gran smemorati) che oggi è Natale, che dobbiamo fare i regali e soprattutto che il panettone più buono è quello “piano pianooo, buono buonoooo” o che “E’ Natale e a Natale si può fare di più!”.Non so voi, ma da qualche anno a questa parte il Natale non lo sento più come “la festa più festosa dell’anno da festeggiare con festanti amici e festeggiosi parenti“… insomma, ho cominciato a sentirlo sempre più come un “imposizione”.
Lo so che ormai è diventato un cliché criticare l’ondata consumista natalizia, ma lasciatemi dire che: “cavolo, il Natale è il giorno della nascita di Gesù! Si dovrebbe festeggia quello al massimo e non fare festa per altre 1500 ragioni che si inventano i cervelloni del marketing”.
“Ma Save, Anche il Natale è una festa organizzata dalla chiesa” direte voi; effettivamente è più convenzione che realtà, ormai è risaputo che Gesù non è nato veramente il 25 Dicembre dell’anno 0, che è stata scelta questa data per la concomitanza di altre decine di feste di altrettante popolazioni: i Natalis Invicti dell’antica Roma, Mitra, i regali dei Sigillaria a cui negli anni si sono sommate altre usanze come l’albero di Natale di Lutero e il presepe di San Francesco. Come se non bastasse verso fine ottocento è stato trovato il miglior promoter di tutta la storia a “imbastardire” ulteriormente la tradizione: Babbo Natale.
Lo so, detta così non sembra altro che un’accozzaglia disordinata di feste prese qua e là, fuse insieme per farci felici, oltre che per dare un bello scossone agli affari… ma è tutto qui?
Jingle Bell, Jingle BellCome ho detto prima, ho l’impressione che molti non sentano più il Natale come la festa più festosa… ci siamo capiti.
Ho sentito più di una persona lamentarsi del fatto di dover fare i salti mortali cercando un po’ di tempo tra uno straordinario e l’altro per chiudersi in un ipermercato e salassare il proprio portafoglio in regali, regalini e regalucci vari.
E così oggi, mi sono messo a pensare al senso di tutto questo, a come sia possibile ridursi così per una festa, anzi per LA festa che dovrebbe distenderci e farci sentire tutti un po’ più buoni.
Caro Babbo Natale…Forse dovremmo tutti fermarci per un attimo, pensare a quello che ci circonda e cercare di dare un senso a tutta questa frenesia, cercare di capire i perché di quello che ci circonda e soprattutto pensare a CHI ci circonda ed ai suoi bisogni.
Forse è questa la vera “magia” del Natale: credo religioso a parte, quello che conta è trovare accanto a sé amici, parenti e conoscenti pronti a scambiarsi un sentito “Buon Natale” piuttosto che un “finto” regalo.
Allora si, che lo si chiami Natale, Nasale o Vattelapesca sarà un dei giorni più belli di tutto l’anno.
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